Piogge e fulmini tra sei e settecento a Firenze e un voto alla SS. Annunziata

Autunno 2024: tempo di copiose piogge. Altre stagioni e anni: stessi eventi e, nel caso di questa ricerca, sul finire del sei e nei primi decenni del settecento, fulmini, turbini e “stranissimi” temporali a Firenze. Li ricorda un diario manoscritto della Biblioteca Nazionale, del quale trascriviamo proprio le vicende atmosferiche, segnando in grassetto i luoghi citati dall’autore, coinvolti dal maltempo e anche nelle preghiere di intercessione elevate al Cielo.

“3. Ricordo come il dì 4 giugno 1699 facendosi dal clero della Metropolitana una devota processione con la testa di San Zanobi per impetrare dall’Altissimo la tanto desiderata serenità dell’aria, quando la detta processione fu in via della Pergola fu sorpresa da tanta la gran pioggia, vento e fulmini che fu necessario o entrare per quelle case i preti, il magistrato supremo, e la testa del detto santo, il quale magistrato e testa di San Zanobi, furno riceuti in casa del reverendo prete Giuliano Gasperini, il quale per di bella memoria fece scolpire in un cartelletto di marmo il suddetto avvenimento e lo fece porre sopra la porta di detta sua casa, il che fino ai nostri giorni si conserva.

4. A dì 4 di giugno 1699. Verso le ore sette di notte venne tanta la gran acqua che traboccati i fiumi allagorno bona parte della nostra campagna con danno notabile e de’ grani e delle biade.

5. Ricordo come il dì 9 agosto 1699 continovando tutta via a piovere, furno fatte in Firenze molte devozioni, fra le quali il suddetto giorno fu fatta una devota processione da tutto il clero della Metropolitana, e religioni mendicanti con la testa di San Zanobi arcivescovo di Firenze.

499. A dì 30 luglio 1712. Verso l’ore 16 si fece uno stranissimo temporale ed in breve tempo caderno molti fulmini, uno dei quali percosse il campanile di piazza [della Signoria] e lo danneggiò malamente.

516. A dì 28 dicembre 1712. Per impetrare da Dio la tanto sospirata serenità dell’aria, fu scoperto per tre giorni continovi alla pubblica adorazione il miracoloso crocifisso della compagnia del Sangue posta in San Lorenzo, la quale immagine era stata donata alla detta compagnia da fra Silvestro da Rossano zelantissimo cappuccino [† 1596], il quale nell’anno 1612 [sic, probabilmente 1571, battaglia di Lepanto] l’aveva portata seco in una battaglia navale contro de’ Turchi, mediante la quale aveva riportato una completa vittoria, con tutto che i cristiani fossero inferiori di forze.

540. A dì 2 giugno 1713. Verso l’ore 20 si fece uno stranissimo temporale ed in breve tempo caderno molti fulmini, uno dei quali cadé in casa il signor Giovanni Battista Vangelisti posta in via Maggio, e fracassò con danno notabile tutto in salotto con sue mobilie e con tutto che non offendesse veruno, lo spavento fu sì grande che molti s’ebbero a cavar sangue dalla paura.

1310. A dì 29 maggio 1728. Verso l’ore 16 si fece un grandissimo temporale, e fra i molti fulmini che caderno in Firenze, uno ne diede nell Palazzo de’ Pitti, quale entrato nel quartiere della principessa Eleonora [Gonzaga, † 1742, vedova di Francesco Maria di Ferdinando II dei Medici, già cardinale, † 1711] di poi in quello della principessa Violante [di Baviera, † 1731, vedova del gran principe Ferdinando, † 1713, figlio di Cosimo III], fece non poco danno; la sorte maggiore fu che le due nominate principesse erano fuori del nominato palazzo, poiché se erano nell loro quartiere certamente pericolavano di rimanere uccise.
Subito il serenissimo gran duca Giovan Gastone spedì un lacché al quartiere de’ Lanzi [la guardia tedesca], acciò subito tutti quelli che v’erano corressero al detto palazzo per vedere se detto fulmine aveva lasciato fuoco che fosse capace di fare altro danno. Ma ricercati bene i due suddetti quartieri, non fu ritrovato altro che due veste da camere delle nominate principesse, abbronzate [abbrustolite], molte buche per i detti quartieri, ed una gran quantità di vetri rotti.

1332. A dì 19 ottobre 1728. Venne così la gran pioggia che non potendo le fogne della città ricevere l’acqua, alzò per le strade due o tre braccia ed empié molte cantine, con danno notabile di chi ci abitava. Il fiume Mugnione fuori della porta a San Gallo ruppe l’argine ed entrata l’acqua nel basso della Fortezza da basso, riempié tutto il voto di detta fortezza, tanto di fuori che di dentro della città, a segno che per entrare ed uscire dalla detta fortezza, bisognò mettere due navicelli; l’acqua di detto fiume allagò per sei miglia di campagna per ogni parte, per la quale cosa subito sua altezza reale fece pigliare tutti quei provvedimenti più opportuni in simili disgrazzie e per placare l’ira divina, fece scoprire per tre giorni alla pubblica adorazione, il miracoloso crocifisso delle monache [clarisse] di Sant’Iacopo in via Ghibellina.

1342. A dì 23 dicembre 1728. Verso l’ore 17 s’oscurò tanto l’aria di nuvoli che fu necessario accendere per tutto il lume per potere lavorare; verso poi l’ore 18 venne tanto la gran burrasca di vento, acqua e grandine e toni e si svegliò tanto il gran turbine di vento verso la porta a San Friano, che questo arrivato al ponte alla Carraia, fracassò tutta la porticciola d’Arno [distrutta, Lungarno Vespucci] che è in Borgo Ognissanti, e scoperchiò tutto il tetto del palazzo dei signori Rucellai, arrivato alla piazza del gran duca [della Signoria], levò per aria un gran palco di legno ove ci montava un ciarlatano, e torse il ferro grosso che regge il fanale della Loggia de’ Lanzi, torcendo ancora tutti i ferri del campanile del Palazzo Vecchio, ove sogliono mettere i razzi, ed arrivato il detto fulmine alla piazza del Grano, gettò a terra due intiere case, sotto delle quali rovine vi rimase morto un tale Giuseppe Togniacci, ed Eustachio suo figlio, che ambedue facevano il sarto in una bottega sotto delle dette case; i cadaveri dei quali furno poi levati dalla Misericordia e sotterrati. Fu osservato che nell tempo di detto turbine, l’aria era così infocata, che pareva volesse piovere sangue.
Il detto turbine gettò giù ancora una bona parte della casa del cancelliere Visini, posta su la cantonata di via de’ Bonfanti [via de’ Pepi], e da passa cento cappe di cammini, e scoperchiò quasi tutta la città, di modo tale che si vedevano volare per aria i tegoli ed embrici dei tetti, come se fossero stati covoni di paglia. Il popolo era così intimorito, e dallo spavento molti erano scappati per le cantine, per la qual cosa subito per ordine di sua altezza reale fu fatto scoprire per tre giorni alla pubblica adorazione il corpo di Sant’Antonio arcivescovo.

1424. A dì 20 settembre 1430. Verso l’ore 14 si fece uno stranissimo temporale e fra i molti fulmini che caderno uno ne cadé nel monastero delle monache di Sant’Orsola, [via Guelfa, francescane] quale sfondata la volta del coro passò in mezzo a tutte quelle religiose, e non offese nessuna, di poi caduto in chiesa ove v’era mola gente a sentir messa, uccise un tale Bartolomeo Tarallini, ed offese molt’altra gente che quivi si ritrovava. Le nominate religiose per memoria d’essere tutte rimaste illese da questo gastigo, fecero mettere in epitaffio di marmo nella parete della muraglia di faccia alla porta di dove s’entra in chiesa, nell quale cartello si leggono fino a dì d’oggi i seguenti versi:

Cadon dal alto ciel’ folgori accese | Più semivivi, ed in [uno] estin(t)o langue | Le Vergin sagre sol’ restano inlese [cfr. Illustratore fiorentino, 1880, p. 128].

1822. A dì 9 giugno 1737. Giorno della Pentescoste, verso l’ore 8 si fece uno stranissimo temporale e caderno in Firenze una gran quantità di fulmini, due dei quali caderno nella Metropolitana, nell’ora appunto che da monsignore arcivescovo si teneva la cresima. Uno dei quali girò per tutta la cupola di per di fuori e molto la danneggiò, et un altro entrato per un finestrone dirimpetto alla canonica gettò giù tutti i vetri e due grosse pietre della detta finestra, indi entrato in chiesa strisciò sopra al parato buono che era sotto detto finestrone, e levò tutto l’oro con quale detto parato era tessuto; di poi girando per la detta chiesa levò di netto una scarpa di piede a un tale giovine sarto, il quale s’era qui ritirato a motivo dell’acqua, e senza offenderlo in verun luogo le strusse la fibbia d’argento che era alla detta scarpa, e quella lasciò intatta, per la quale grazzia, il nominato giovine mise il voto alla SS. Annunziata, che ancora ai nostri giorni si vede.
Lo spavento fu sì grande che la gente urlava che pareva il giorno del Giudizzio. Un altro ne cadé nella SS. Annunziata, quale entrato nella cappella dei signori Pucci [oratorio di San Sebastiano], la danneggiò malamente; uno altro ne cadé nel Carmine; uno nei Canonaci regolari della Fortezza da basso, ed altri in diverse case di Firenze. Essendo stato questo uno dei maggiori temporali che siano stati in Firenze, poiché pareva che piovesse fulmini.

1826. A dì 12 giugno 1737. Nella Metropolitana dal nostro monsignore arcivescovo fu cantato solenne Te Deum in musica per ringrazziamento all’Altissimo dei tanti fulmini caduti senza offendere veruno.

| 1827. A dì 17 giugno 1737. Per i presenti bisogni fu portato pricissionalmente per la città il miracoloso crocifisso della compagnia di Santa Maria del Giglio [detta dei Ciechi di Sant’Iacopo in Campo Corbolini].

1828. A dì 22 giugno 1737. Per impetrare da Dio la tanto sospirata serenità del aria fu scoperto per tre giorni alla pubblica adorazione, il mriacoloso crocifisso delle monache di Sant’Iacopo in via Ghibellina.

Trascritto da Paola Ircani Menichini, 25 ottobre 2024. Tutti i diritti riservati.




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